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CAMPAGNA MONDIALE a sostegno dell’Articolo 9 per ABOLIRE LA GUERRA

RAFFORZARE IL DIBATTITO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE SULL'ARTICOLO 26 E SULLA REGOLAMENTAZIONE DEGLI ARMAMENTI E SPESE MILITARI

Global Article 9 Campaign to Abolish War
Fonte: Campagna mondiale a sostegno dell’Articolo 9 per abolire la guerra
Newsletter 12
- 28 gennaio 2009

Campagna mondiale  sostegno dell'articolo 9 della Costituzione giapponese e per abolire la guerra

Cari amici e sostenitori dell'Articolo 9,

siamo felici di inviarvi alcune informazioni sulle recenti attività e relativi sviluppi della Campagna mondiale a sostegno dell'Articolo 9 per abolire la guerra

RAFFORZARE IL DIBATTITO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE SULL'ARTICOLO 26 E SULLA REGOLAMENTAZIONE DEGLI ARMAMENTI E SPESE MILITARI

Nell'edizione dello scorso mese abbiamo descritto lo storico dibattito tenuto dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'applicazione dell'Articolo 26 della Carta dell'ONU ed abbiamo messo in evidenza la sua pertinenza nel contesto della Campagna mondiale a sostegno dell'Articolo 9.

Questo mese, desideriamo dare rilievo ad alcune delle proposte interessanti avanzate da una parte delle 38 delegazioni partecipanti su cui noi possiamo basarci per un gruppo di pressione, rinnovato e rafforzato, per la pace, il disarmo e lo sviluppo.

Sicurezza collettiva

La maggior parte degli interventi hanno posto al centro del dibattito la sicurezza collettiva ed hanno insistito sull'importanza del multilateralismo, chiedendo ai diversi organi delle Nazioni Unite di coordinare meglio i loro rispettivi sforzi. Mentre alcuni hanno sottolineato la necessità di mantenere una divisione dei poteri con l'Assemblea Generale, il corpo più democratico delle Nazioni Unite, al centro, parecchi hanno accolto favorevolmente l'iniziativa presa dal Consiglio di Sicurezza di impegnarsi nell'area del disarmo.

Il Giappone e la Svizzera, ad esempio, hanno proposto che il Consiglio di Sicurezza giochi un ruolo più importante nel contesto delle operazioni di peacekeeping e degli sforzi per costruire la pace (peacebuilding) includendo la regolamentazione delle armi ed il disarmo come parte integrante dei negoziati di pace.

Più in generale, il Sud Africa ha insistito sulla necessità di costruire un clima in cui gli stati si sentano tranquilli nell'impegnarsi sul disarmo o sulla riduzione delle spese militari. A questo proposito, il delegato della Bolivia ha riferito che il suo paese è stato sul punto di adottare una nuova costituzione che affermava: "la Bolivia è uno Stato pacifista che promuove la cultura della pace ed il diritto alla pace come pure la cooperazione tra i popoli della regione e del mondo". Anche il Costa Rica ed il Giappone hanno messo in evidenza che le loro costituzioni rinunziano alla guerra.

Diverse delegazioni come quelle del Benin, Libia e Nigeria, hanno rilevato l'importanza delle disposizioni regionali mentre i negoziati multilaterali globali sono in corso. L'Indonesia ha ricordato il Trattato di Amicizia e Cooperazione nel Sud-Est asiatico in cui "gli Stati firmatari e quelli aderenti rinunziano all''uso della forza e si vincolano ad una risoluzione pacifica dei conflitti nella regione, servendo come modello per altre regioni". Allo stesso modo, il Vietnam ha messo in evidenza che la Zona libera da armi nucleari nel Sud Est asiatico rappresenta un ulteriore contributo all'agenda di non proliferazione e disarmo. L'Armenia, da parte sua, ha chiesto agli Stati di una regione di impegnarsi al non uso della forza nella risoluzione dei conflitti ancora aperti prima di elaborare piani di sicurezza collettivi.

Regolamentazione degli armamenti

"Le armi sono la vera causa dei conflitti" ha dichiarato l'Ambasciatore della Bolivia che ha fatto notare come il commercio lecito delle armi non sia "meno micidiale di quello illecito". Effettivamente, la maggior parte dei paesi ha riconosciuto la necessità di trasparenza e di monitoraggio dell'approvigionamento, produzione e commercio delle armi come via per costruire fiducia tra gli stati ed ha richiesto un trattato di commercio delle armi che sviluppi gli standard internazionali per l'import, export e trasferimento delle armi convenzionali.

Paesi come la Norvegia e l'Austria hanno elogiato il processo aperto sviluppatosi tra gli stati, la società civile e le Nazioni Unite per la Convenzione sui proiettili a grappolo e la Convenzione di Ottawa sulle mine terrestri, ed hanno proposto di seguire questi esempi e di applicare le lezioni apprese da tali approcci e sforzi umanitari per il disarmo per arrivare ad un trattato sul commercio delle armi.

Disarmo e Sviluppo sono collegati

"La mancanza di regolamentazione e l'impegno a ridurre le forniture globali di armi ha creato un mondo in cui le armi possono essere ottenute più facilmente del cibo, di una casa e dell'istruzione" ha deplorato il rappresentante della Santa Sede. Come lui, molte delegazioni partecipanti hanno ripetuto che esiste uno stretto legame tra pace, sicurezza, sviluppo e diritti umani.

Diverse delegazioni, compresa la Svizzera ed il Marocco, hanno ricordato come la Dichiarazione di Ginevra del 2006 sulla violenza armata e sul processo di sviluppo abbia costituito un approccio innovativo per realizzare la sicurezza umana ed il Regno Unito ha proposto di assegnare la priorità al disarmo come parte essenziale della politica dello sviluppo.

"Noi cerchiamo di sradicare la povertà estrema e la fame. Ancora oggi i conflitti armati sono la prima causa della fame nel mondo ed una delle principali cause dell'emergenza di cibo. Noi cerchiamo di ridurre la mortalità infantile, ancora oggi migliaia di soldati bambini stanno combattendo mentre noi parliamo", ha dichiarato il presidente del Costa Rica, Premio Nobel per la Pace, Oscar Arias, che ha chiesto "di rafforzare il multilateralismo, ridurre le spese militari a favore dello sviluppo umano e di regolamentare il commercio internazionale delle armi".

Dal 2006 il Costa Rica ha avanzato una proposta, nota come il Consensus del Costa Rica, che cerca di "creare i meccanismi per condonare i debiti e sostenere con risorse finanziarie internazionali quei paesi in via di sviluppo che aumentino le spese per la protezione dell'ambiente, l'istruzione, la sanità e l'edilizia per la loro gente e diminuiscano le spese per armi e soldati".

Questa iniziativa, insieme ad alcune delle idee presentate durante questo storico dibattito del Consiglio di Sicurezza, offre una nuova opportunità per continuare la discussione e spiana la strada per gruppi di pressione e azioni ulteriori.

traduzione dall'inglese di Beatrice Bardelli 

Note: Leggi tutte le dichiarazioni fatte al dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite:

http://www.article-9.org/en/resources/S:PV.6017%201.pdf
http://www.article-9.org/en/resources/S:PV.6017%202.pdf

Per il rapporto dettagliato del Reaching Critical Will sul dibattito:
http://www.reachingcriticalwill.org/political/article26/UNSCdebate/report.html