traduzione in italiano dell'appello - di Sayuri Romei Nagahara

Introduzione


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L'11 marzo 2011 il Giappone ha vissuto un'esperienza terribile
che gli sarà impossibile dimenticare.

 

La terra del Tōhoku, Nord Est del Paese, ha tremato, e uno tsunami
di una potenza inaudita ha spazzato via quasi ventimila vite.
In quel momento, a Fukushima stava nascendo una nuova tragedia
che colpisce il Paese per la terza volta con il "nucleare",

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Italia, tre mesi dopo.

“L'Italia dovrà dire addio al nucleare”

Parole di Silvio Berlusconi,
Presidente del Consiglio dei Ministri della XVI legislatura della Repubblica Italiana

Il 13 giugno 2011 è stato un giorno storico che ha deciso
il futuro e il destino del Paese e del suo popolo.
A seguito del risultato del referendum abrogativo,
l'Italia ha detto addio alla produzione di energia nucleare.

Giappone, un mese dopo dal referendum italiano.

“Il Giappone dovrà mirare ad una società
completamente indipendente dall'energia nucleare...
...realizzare in futuro una società che funzioni anche senza energia nucleare”

Parole di Naoto Kan,
novantaquattresimo Primo Ministro del Giappone

 

Il 13 luglio 2011, giorno della dichiarazione ufficiale di Kan,
sarà il giorno che deciderà il futuro del Giappone e del suo popolo
e che segnerà quindi l'alba di una nuova era?

Anche i giapponesi diranno addio al nucleare?

Oppure continueranno a convivere con esso?

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Appello al governo giapponese per una politica libera dall'energia nucleare


     Noi, cittadini giapponesi residenti in Italia, sosteniamo la dichiarazione di indipendenza dall'energia nucleare del novantaquattresimo Primo Ministro del Giappone Naoto Kan, e dal profondo del cuore richiediamo al governo giapponese una “società completamente libera dal nucleare”.

 

     Com’è noto, lo scorso giugno, per mezzo del referendum, ossia un'espressione diretta e chiara della volontà popolare, la politica di reintroduzione delle centrali nucleari proposta dal governo Berlusconi è stata ritirata.

     Che questo risultato sia stato enormemente influenzato dall'incidente della centrale nucleare di Fukushima causato dal terremoto e dallo tsunami del marzo scorso è stato ampiamente dimostrato dalle notizie riportate dai mass media e dal grande interesse da parte del popolo per l'incidente giapponese. Possiamo facilmente immaginare quanto grande sia stato l'impatto di questa disgrazia sulla scelta degli italiani.

     Anche la Svizzera, vicina dell'Italia, o ancora la Germania, Paese più industrializzato dell'Unione Europea, sono state influenzate dall'incidente di Fukushima. A seguito di un grande coinvolgimento popolare e di dibattiti sulla politica nucleare del Paese, i governi di queste due nazioni hanno definitivamente deciso di cambiare rotta ed iniziare una politica priva di energia nucleare.

     Ora, in questo clima di ripensamenti e cambiamenti di direzione, tutti gli occhi sono puntati sulle decisioni del Paese direttamente colpito dall'incidente nucleare, il Giappone.

E di questo ce ne rendiamo conto vivamente ogni giorno, noi giapponesi che viviamo in Italia.

   In questi anni, l'interesse per la cultura e la società giapponese è aumentato notevolmente a livello mondiale. Sono sempre più numerosi gli italiani che sono affascinati dal Giappone, che desiderano visitarlo o addirittura viverci. Da una parte, quest'affetto e questo rispetto per il Giappone e i giapponesi ci rendono felici ed orgogliosi. Dall'altra, tuttavia, ci rendiamo anche conto che, a causa dell'inquinamento radioattivo provocato dall'incidente di Fukushima, non ci sentiamo in grado di assicurar loro che non c'è alcun pericolo, quando ci chiedono se è rischioso andare in Giappone. Perciò, in quanto giapponesi, non possiamo fare a meno di sentirci addolorati ed impotenti davanti a una tale domanda, e ci fa star male l'idea di mettere in pericolo la vita dei nostri cari.

   In Giappone, invece, dopo circa due mesi dall'incidente di Fukushima, un decreto del governo ha finalmente fermato la centrale nucleare di Hamaoka, nella prefettura di Shizuoka, nota da tempo per la sua grave inadeguatezza delle strutture antisismiche.

   Tuttavia, per quanto riguarda le altre centrali, a parte le sospensioni dovute ai problemi tecnici e ai consueti controlli periodici, non vi è stata alcuna revisione del loro funzionamento né da parte del governo, né da parte delle società di energia elettrica. Anzi, le ispezioni e i controlli necessari sono stati fatti in modo sbrigativo ed è sempre più palese tanta fretta nel riavviare le centrali.

   Allo stesso modo, senza parlare della moltiplicazione, all'interno del governo e del Parlamento, di discussioni futili e lontane dal vero problema, perfino i mass media, che dovrebbero avere il ruolo di portavoce del popolo, tendono ad ignorare i movimenti attivi antinucleari ed i dibattiti concreti, concentrando la loro attenzione su questioni che seppure importanti in sé, appaiono, al confronto, secondarie come le politiche di risparmio elettrico o le ripercussioni economiche.

   Questo problema è in parte causato dall'insufficienza di informazioni precise trasmesse al popolo da parte del governo, ma vi è anche un punto molto importante da considerare, ossia il nocciolo del dibattito tra gruppi a favore e contro il nucleare: la questione dell'energia.

   Nonostante tutti riconoscano la necessità dello sviluppo delle energie rinnovabili, alternative all'energia nucleare, in realtà, osservando i dati della Federazione delle Compagnie Elettriche, si può constatare che, di fatto, la percentuale delle energie rinnovabili, compresa la geotermica, occupa, da una decina di anni, solo uno scarso 1% dell'elettricità prodotta, e bisognerà aspettare il 2019 affinché questo tasso si elevi al 2%.

   Questo dimostra palesemente che il Giappone sta andando contro corrente rispetto alla tendenza degli altri Paesi del mondo.

   Per fare un esempio, nel settore dell'energia solare, nel 2005, i pannelli fotovoltaici di marche giapponesi raggiungevano il 47% della produzione mondiale (1759 MW), mentre solo quattro anni dopo, nel 2009, lo share è sceso al 12%. Ciò si può spiegare col fatto che sempre più nazioni stanno progredendo nello sviluppo dell'energia solare.

   Intanto, la prefettura di Fukushima ha presentato un progetto di ricostruzione con lo slogan “una società volta ad uno sviluppo sicuro e soprattutto non dipendente dal nucleare”.

   Inoltre, numerosi comuni continuano a fare ricerche per conto proprio per costruire un futuro senza nucleare e presentando al governo varie proposte per favorire l'accelerazione dello sviluppo delle energie rinnovabili.

   Anche noi giapponesi che viviamo in Italia, abbiamo il cuore angosciato
per la situazione attuale e futura del Giappone, nostra amata patria, dove vivono i nostri familiari e numerosi amici e conoscenti. È per questo che sosteniamo pienamente una politica libera dall'energia nucleare.

   Il Giappone è l'unica nazione al mondo che ha subito gli orrori della bomba atomica sulla popolazione civile (Hiroshima e Nagasaki), una ferita profonda per l'intera umanità, difficile da rimarginare. Proprio per questo è necessario ora più che mai affrontare con serietà questa dura realtà che si chiama Fukushima. Abbiamo il dovere morale di prendere delle decisioni responsabili per le generazioni future; impedendo nel modo più assoluto che nascano altri Hibakusha, persone contaminate dalla radioattività. Noi crediamo fermamente che il Giappone di adesso abbia la saggezza, la tecnica e il coraggio per prendere queste decisioni importanti.

   Noi chiediamo dal profondo del nostro cuore al governo giapponese l'attuazione di una politica che rifletta i desideri dell'opinione pubblica.

9 agosto 2011