Care lettrici e cari lettori in Italia

Care lettrici e cari lettori in Italia,

Vi ringrazio per aver preso in mano Addio, dragoni atomici – dire addio alle bombe e
all’energia nucleare.
Il disastro sismico nel Giappone orientale dell’11 marzo 2011 ci ha mostrato con quanta
facilità possa distruggersi la civiltà costruita dagli esseri umani di fronte alla forza della
natura. E i giorni di disperazione e di angoscia non sono ancora terminati. Purtroppo dai
reattori incidentati continua a fuoriuscire l’acqua contaminata di sostanze radioattive, e
non ci sono prospettive per la sistemazione dei combustibili fusi. Gli evacuati non sanno
quando potranno ritornare a casa e ristabilirsi sulla loro terra, mentre le persone rimaste
vivono nel terrore delle possibili conseguenze delle radiazioni sulla loro salute.
Dopo l’incidente di Fukushima, l’Italia e la Germania hanno detto il loro no al nucleare.
In Giappone, invece, il nuovo governo nato dalle elezioni del 2012 è intenzionato a riattivare
le centrali ferme e a promuovere anche l’esportazione della tecnologia nucleare.
E come se questo non bastasse, sono in atto tentativi sempre più spregiudicati di riscrivere
la storia idealizzando la guerra. Nel prossimo futuro le informazioni sull’energia nucleare
e sulla guerra potrebbero essere secretate e i cittadini che vi si oppongono potrebbero
essere perseguitati. Il fantasma del Giappone del XX secolo, che isolandosi dal resto del
mondo divenne artefice di tanti massacri nell’Asia, potrebbe di nuovo risorgere.
La storia ci insegna che in tutti i paesi del mondo ci sono state sempre molte persone
che hanno lottato cercando di evitare o di fermare la guerra. I loro nomi non sono
scritti nei libri di storia, ma con i lumi che hanno acceso nell’oscurità della loro epoca
hanno trasmesso ai posteri la loro determinazione di aspirare alla pace.
Anche nelle mie mani c’è un lume, che sembra racchiudere le altre luci che ci raggiungono
dalle pagine della storia minore, accese della determinazione di coloro che hanno
lottato per difendere la vita da ogni minaccia. Grazie a questi lumi possiamo camminare
nel buio, e forse vivere significa proprio questo: tramandare a chi verrà dopo di noi
la luce ricevuta da chi ci ha preceduto.
Anche oggi in Giappone ci sono persone che illuminano l'oscurità.

Può sembrare soprendente, ma di fatto il mio Paese si è già liberato dell’energia nucleare.
Nel territorio giapponese esistono oltre cinquanta reattori nucleari, ma dopo l’indicente
di Fukushima si sono fermati uno dopo l’altro per un controllo periodico e in questo
momento – gennaio 2014 – non ci sono reattori in funzione.

Nel Paese si assiste a un fenomeno che era inimmaginabile prima dell’incidente; tantissime
persone che non avevano mai partecipato alle manifestazioni politiche sono scese
in piazza oppure hanno cominciato a lanciare su Internet appelli contro la riattivazione
delle centrali o per la loro demolizione. Le manifestazioni per strada sono ricche di fantasia,
di musica e danza, e sono comparsi perfino dei negozi che per solidarietà offrono
sconti ai manifestanti. Credo che siano questi movimenti a frenare il grande potere che
tenta di rilanciare il nucleare. Il Giappone poco interessato alla politica sta vivendo una
fase di profondo cambiamento.
La strada da fare sarà ancora lunga e piena di ostacoli, ma con tanti tantissimi lumi brillanti
riusciremo prima o poi a far emergere un mondo libero dal nucleare. Mi auguro
che anche questo libro possa trasformarsi in uno di questi lumini accesi.
La fortuna di raggiungervi in Italia mi è stata regalata da Yukari Saito del Centro di
documentazione Semi sotto la neve e dall’associazione Altrinformazione che ha deciso
di pubblicare questo volume. La mia profonda gratitudine va a loro e a Susumu Nishiyama,
che ha voluto accompagnare il mio libro con il suo messaggio.


                                                                                        Yuka Nishioka
                                                                                      Nagasaki, 5 gennaio 2014