RIFLETTENDO sui PRIMI CINQUE ANNI della CAMPAGNA GLOBALE PER L’ARTICOLO 9
RIFLETTENDO SUI PRIMI CINQUE ANNI DELLA CAMPAGNA GLOBALE PER L’ARTICOLO 9
Visto che la Campagna Globale per l’Articolo 9 sta celebrando quest’anno il suo quinto anniversario nella promozione delle Costituzioni di pace e nel sostegno all’abolizione della guerra in Giappone e nel mondo, vogliamo commemorare questo anniversario ricordando i suoi primi anni, per vedere come è cambiata dal 2005 e in che direzione sta andando.
Di seguito proponiamo l’estratto di un’intervista a Sasamoto Jun, Segretario Generale della Japan Lawyer's Internationals Solidarity Association (JALISA) sul coinvolgimento degli avvocati giapponesi e internazionali nella Campagna, così come nelle Costituzioni di pace in generale.
Domanda: Come è nato il coinvolgimento di avvocati giapponesi e internazionali nella Campagna Globale per l’Articolo 9?
Sasamoto: Alla Conferenza del Nordest Asiatico della GPPAC (Global Parnership for the Prevention of Armed Conflict) tenutasi a Tokyo nel Febbraio del 2005, molti partecipanti dell’Asia discussero sull’impatto regionale che una revisione dell’Articolo 9 avrebbe avuto (...) non solo sul popolo giapponese, ma su tutti i paesi asiatici. È in questo contesto che la Campagna fu lanciata.
Nel Novembre del 2005 la delegazione giapponese all’incontro dell’Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici (IADL – International Association of Democratic Lawyers) tenutosi in Bulgaria, propose di unirsi alla Campagna Globale per l’Articolo 9.
La risposta fu molto positiva, giuristi europei sostennero che l’Articolo 9 era migliore della Carta delle Nazioni Unite: mentre l’Articolo 2, paragrafo 4, proibisce l’uso della forza come principio internazionale, l’Articolo 51 ammette il diritto ad usare la forza. L’Articolo 9 della Costituzione giapponese, invece, proibisce tutte le guerre e il mantenimento di forze armate.
Noi avvocati giapponesi partecipammo ad una conferenza (COLAP4) nel 2005 a Seoul e presentammo una relazione sul dibattito riguardante la revisione dell’Articolo 9 della Costituzione giapponese. Alla luce del pericolo posto da una sua revisione, il Presidente della IADL suggerì di tenere una conferenza internazionale esclusivamente sull’Articolo 9. Perciò, dopo aver discusso l’idea con Akira Kawasaki di Peace Boat, decidemmo di tenere una conferenza internazionale sull’Articolo 9 in Giappone.
Domanda: Dopo la Conferenza Globale sull’Articolo 9 tenutasi a Tokyo nel maggio del 2008, come è continuato il coinvolgimento gli avvocati?
Sasamoto: Nel giugno del 2009 la IADL ha tenuto il suo XVIIesimo congresso internazionale ad Hanoi, in Vietnam. Noi avvocati giapponesi abbiamo fatto conoscere la Campagna Globale per l’Articolo 9 per la prima volta ad una conferenza di avvocati internazionali così ampia. Nella sua dichiarazione finale il congresso ha esplicitamente espresso il suo sostegno alla Campagna Globale per l’Articolo 9 ed ha chiesto a tutti gli avvocati e i giuristi di lavorare per la realizzazione di una clausola per la pace in ogni paese. [Per maggiori informazioni sul Congresso vedi qui]
Domanda: Adesso alcune questioni sulle costituzioni di pace in generale: cosa vuoi dire esattamente quando parli di costituzioni di pace?
Sasamoto: Ci sono molti tipi di costituzioni di pace: costituzioni “non-militari”, come quelle del Giappone, Costa Rica e Panama; costituzioni “senza basi militari straniere” come quelle dell’Ecuador, Venezuela e Filippine. Un altro tipo sono quelle “non-nucleari”, come nelle Filippine. Infine un tipo di costituzione di pace è anche quella che cerca di risolvere i conflitti con mezzi non-militari, come il Trattato di Amicizia e Cooperazione nel Sudest Asiatico firmato dall’ASEAN (l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico).
Domanda: C’è un paese che attualmente ha una costituzione ideale?
Sasamoto: Io direi che quella “non-militare” è la migliore. Ma è la più difficile da incorporare. Le costituzioni “senza basi militari straniere” permettono l’esistenza delle forze armate, che può portare alla risoluzione dei conflitti attraverso la forza. Quindi l’idea è piuttosto differente. E quelle “senza basi militari straniere” hanno comunque i loro propri eserciti nazionali, come l’Ecuador o il Venezuela
Domanda: Allora se quelle “non-militari” sono il tuo tipo ideale, esiste una costituzione di un paese o di vari paesi che attualmente riflette quel tipo ideale?
Sasamoto: La Costituzione di Panama rinvia alle Costituzioni giapponese e costaricense, ma forse non esiste una costituzione ideale nel mondo di oggi. Ci sono forse 30 paesi senza esercito nel mondo, ma non hanno una costituzione: come il Vaticano o Monaco, che non possono avere un esercito solo per ragioni economiche.
Domanda: Passiamo alla prossima domanda, che è un po’ l’opposto della precedente. Quali sono gli aspetti o le caratteristiche minime per una costituzione di pace?
Sasamoto: Come minimo, il fattore comune in tutti questi tipi di costituzioni è la risoluzione dei conflitti con mezzi non militari.
Domanda: Perchè pensi che sia importante concentrarsi sulle costituzioni di pace piuttosto che sulle politiche dello stato?
Sasamoto: Le politiche del governo nazionale sono facili da cambiare attraverso le elezioni o l’opinione pubblica, ma una costituzione è più difficile da modificare. E una costituzione può fissare una situazione, riflettere una situazione culturale in un dato paese. Prendi il Giappone per esempio: la maggioranza del popolo giapponese dà per scontato che il paese non può fare la guerra. Nonostante il Giappone abbia mandato le Forze di Auto-Difesa in Irak, queste non hanno partecipato in operazioni di combattimento. Allo stesso modo le persone in Costa Rica pensano che sia assolutamente naturale non avere un esercito, è parte della loro cultura. Quindi le costituzioni possono creare una cultura di pace. Le politiche no.
Domanda: E cosa pensi della situazione reale: c’è spesso una differenza fra la costituzione di uno stato e le sue politiche effettive? Questo pone una sfida all’importanza delle costituzioni di pace?
Sasamoto: Sì, è corretto, ma le costituzioni limitano le decisioni politiche. Per esempio il Giappone può inviare le Forze di Auto-Difesa in Irak, ma non può usare la forza a causa dell’Articolo 9. Il Giappone non può avere armi nucleari a causa dell’Articolo 9. O ancora, il Giappone non può esportare armi a causa dell’Articolo 9. L’Articolo 9 può almeno limitare le politiche del Giappone. Comunque ci sono le Forze di Auto-Difesa e basi militari statunitensi in Giappone, nonostante l’Articolo 9. Io credo che se l’idea dell’Articolo 9 verrà diffusa in altri paesi nel mondo, potremmo avvicinarci maggiormente allo spirito dell’Articolo 9. Niente esercito, né basi militari statunitensi. Un giorno o l’altro in futuro.
Domanda: Secondo te, che tipo di cultura o ambiente favorisce la piena realizzazione delle idee sostenute nelle costituzioni di pace?
Sasamoto: La risoluzione del conflitto è molto importante. La maniera in cui il conflitto viene risolto è importante – attraverso il dialogo e non la forza. Posso vedere tutto questo ogni giorno, dappertutto. Come avvocato sono impegnato a risolvere conflitti quotidianamente – attraverso il dialogo e la legge. Ma fuori dal mio studio di avvocati molto deve essere fatto ancora in Giappone per risolvere i conflitti pacificamente. Penso che abbiamo bisogno di cambiare opinione per risolvere i conflitti attraverso il dialogo. Abbiamo bisogno di iniziare l’educazione alla pace nelle scuole. Diffondendo l’educazione alla pace nelle scuole in Giappone, possiamo avvicinarci allo spirito dell’Articolo 9.
Sasamoto Jun recentemente ha pubblicato un nuovo libro sulle costituzioni di pace. Intitolato “La sfida delle costituzioni di pace”, il libro introduce varie costituzioni di pace del mondo e osserva come l’Articolo 9 della Costituzione giapponese ha ispirato vari paesi ad adottare clausole di pace, specialmente in America Latina.
Questa intervista fa parte di una serie di intervise a leaders, sostenitori e partecipanti della Campagna Globale per l’Articolo 9, condotte dall’ex stagista della Peace Boat e della Campagna Globale per l’Articolo 9, Jay Gilliam.
Jay Gilliam sta portando avanti una ricerca sulla Campagna Globale per l’Articolo 9 e le costituzioni di pace nel mondo. Inoltre sta terminando un Master di “Studi sulla pace e sulla risoluzione del conflitto” all’Internahional Christian University nella capitale.
traduzione dall'inglese di Maurizio Geri